
Come ogni lunedì ci troviamo ad affrontare non solo la giornata, ma anche la settimana lavorativa.
Ci sono giorni in cui siamo carichi come molle, altri nei quali il nostro umore rispecchia il colore del cielo. E se siamo in un novembre uggioso, di sole se ne vede ben poco.
Eppure, se vogliamo ragionare in termini di equilibrio, questa alternanza è perfettamente naturale e ciclica. Nell’immagine di ciclicità i concetti di tempo in senso fisico e in senso atmosferico si compenetrano: la grandezza fisica, il tempo che scorre, dà una durata e scandisce l’alternarsi dei fenomeni atmosferici. Alla pioggia segue il sereno, al buio la luce, e così via.
Per questo oggi vi proponiamo una citazione, lunga, da Jeff Foster. Ci racconta della ciclicità degli eventi, e della fiducia (anche se nella versione originale parla di una fiducia che è anche fede) con cui si possono affrontare anche le avversità.
Avere fede nella ciclicità, e nella ritmicità, ci permette di intravvedere in ogni fase del nostro cammino sia la luce che il buio.
Paragona questi ritmi al ritmo più ancestrale di cui abbiamo percezione: il nostro respiro: l’alternanza delle due fasi di inspirazione ed espirazione è ciò che ci mantiene in vita, ci fa crescere e ci apporta energia. Ed è per questo che Foster individua sacralità in ciascuno dei due movimenti.
Cominciamo quindi questa settimana con lunghi cicli di inspirazione ed espirazione, per ossigenare muscoli e cervello.
E tu? Come stai respirando? Stai inspirando o espirando?
(formatore, oratore spirituale americano)
Aspettati di essere buttato giù.
Aspettati di trovarti in ginocchio a volte.
La vita non è fatta solo di su ma anche di giù.
Come il respiro, c’è l’espirazione ma anche l’inspirazione.
Come le onde dell’oceano, come il cuore che pulsa momento per momento nel tuo petto, c’è espansione e c’è contrazione, il rigonfiamento e la discesa, e uno non è “meglio” dell’altro, non è più “vivo”.
Entrambe le cose sono essenziali per l’esistenza.
Trovare te stesso in ginocchio, vicino al suolo, sapere che la fiducia non è la paura del trattenere il respiro, né necessariamente il sollievo di un domani migliore, ma la fiducia profonda nell’oggi, trovare la sacralità nell’espirazione, la contrazione, la caduta; sapere che la caduta, la discesa, il suolo stesso, è sacro come ogni destinazione immaginata.
A volte devi cadere per arrampicarti, e a volte trovarti in ginocchio ti fa scoprire un coraggio e una fede che nessuna vetta può darti.
La caduta non è crudele o vergognosa; è un nuovo e fresco inizio, un invito ad essere presente.
Scrollati la polvere di dosso, il prossimo passo non è poi così lontano, e io sono qui a prenderti, sempre.
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