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L’autocontrollo è una predisposizione mentale che permette di riconoscere e gestire i propri impulsi e desideri. Ma se non si è predisposti naturalmente? Come si può lavorare per raggiungere la propria dimensione di autocontrollo?
Jonathan Bricker è un ricercatore che ha studiato tecniche per la disincentivazione all’abitudine del fumo.
Nel suo Tedx Talk, Bricker ci accompagna in un viaggio nell’accettazione dei propri desideri compulsivi, per raggiungere l’obiettivo e smettere di fumare. I suoi studi hanno una forte impronta all’ascolto e alla comprensione, piuttosto che all’invito a smettere di fumare e basta. Ha infatti notato che tutte le terapie e tecniche impositive e censorie hanno un rating di successo inferiore alle aspettative di chi prova a smettere di fumare.
Bricker ci insegna che per raggiungere una ragionevole padronanza di sé, ovvero autocontrollo, bisogna innanzitutto diventare coscienti e consapevoli dei propri desideri ed impulsi.
Molto spesso cadiamo in automatismi comportamentali che rispondono a desideri che magari non riconosciamo neanche. Quello che suggerisce di fare è cominciare a tenere traccia dei nostri desideri, a riconoscerli. Il suo input ci porta quindi a diventare consapevoli che alcune cose che facciamo non sono realmente automatiche: queste azioni sono in realtà reazioni ad impulsi cui probabilmente non facciamo più caso.
Renderci consapevoli che le nostri azioni sono reazioni ci da quindi modo di tracciare la provenienza dei nostri comportamenti.
Lo step successivo è mettere dello spazio, o meglio, del tempo, tra noi e il desiderio che proviamo. E in questo tempo possiamo concederci la scelta di decidere se seguire l’impulso oppure continuare a osservarlo.
Nel secondo caso arriviamo quindi all’accettazione: ovvero accogliamo il fatto che un desiderio impellente faccia parte della nostra vita. E nell’accoglierlo, lo integriamo e non lo combattiamo, in una guerra infinita.
Un principio che ci ricorda la logica dialettica di Hegel dell’opposizione tra Essere e Non Essere, che nel reciproco confronto Diventano e si trasformano essi stessi in un nuovo Essere.
Ciò ci ha portato a riflettere come questa tecnica, l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) possa diventare una metafora da applicare anche all’ambito professionale.
Pensiamo anche soltanto ai momenti di stress al lavoro: ci sentiamo prevaricati dalle cose da fare, ci sentiamo ai piedi di una montagna inscalabile, di cui non vediamo la vetta, e sentimenti di disagio e nervosismo ci pervadono fino ad influire sulla vita sociale e lavorativa.
Infatti, dice Bricker, numerose aziende innovative hanno già applicato questa tecnica all’interno delle proprie strutture per migliorare le performance dei propri dipendenti e ridurre i livelli di stress.
Come? Secondo la tecnica di Bricker, dovremmo fermarci un secondo, riconoscere la nostra sensazione di stress, permettere a noi stessi di osservarla e decidere come agire e reagire.
Così facendo, accettiamo il fatto che siamo circondati da innumerevoli stimoli e che ci sentiamo quasi sommersi. Ma mettiamo anche del tempo e dello spazio tra noi e questa sensazione. E ci permettiamo di integrarla nel nostro presente, senza rifiutarla; bensì, osservandola, ascoltandola e affrontandola a piccoli passi, a piccole dosi, fino al suo naturale scioglimento.
Ecco che così raggiungiamo il livello di autocontrollo necessario per migliorare la nostra qualità di vita e di lavoro (magari anche migliorando il rapporto con i colleghi).
Quindi, paradossalmente, rinunciare a controllare i nostri desideri ma decidere di ascoltarli ci consente di raggiungere noi stessi l’autocontrollo.
Ed è anche per questo motivo che uno dei cardini di YOPAdvisors è l’ascolto.
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