
Certo, è un’affermazione piuttosto ovvia. Che potrebbe anche portarci a sentenziare che ognuno è unico, ognuno è speciale. Invece, in questo caso, vogliamo sottolineare non l’unicità dell’individuo, bensì la sua complessità. Né ci soffermiamo sulla parte biologica, anatomica: non è questo il nostro ambito.
Il nostro ambito è la riflessione su come migliorare i comportamenti personali e relazionali in ambito professionale. Non sarebbe un Motivational Monday, altrimenti.
Per questo vogliamo ricordare la complessità dei ragionamenti e delle menti che li elaborano.
Per chiarirci un po’ le idee nell’intricata materia dei pensieri e delle relazioni tra chi i pensieri li elabora (noi, insomma), arriva lo psicologo americano Howard Gardner, che nel 1983 elabora la teoria delle intelligenze multiple.
Ovvero quel sistema teorico (altrettanto complesso) che definisce l’intelligenza come composta da intelligenze multiple, ovvero: “diversi domini di abilità specifiche per specifiche funzioni cognitive.”
Nei secoli si sono riconosciute due tipologie di intelligenze: quella logico-matematica e quella linguistica. Gardner ne individua altre cinque: spaziale; sociale (o interpersonale); introspettiva (o intrapersonale); corporeo cinestesica; musicale.
Con l’evoluzione tecnologica anche queste ultime cinque forme riconosciute di applicazione intellettiva si sviluppano coerentemente.
L’obiettivo è, chiaramente, individuarle al proprio interno,potenziarle e sfruttarle al meglio per ottenere miglioramenti, personali e di gruppo. Ampliare lo spettro delle intelligenze aumenta anche le possibilità di applicazione (oltre che le capacità intellettive, la fiducia e la consapevolezza in se stessi: “Non sono limitato,semplicemente ho inclinazioni specifiche che dirazzano dallo standard imposto”).
L’intelligenza sociale e quella introspettiva Gardner le fa ricadere all’interno di una medesima categoria, ovvero quella delle intelligenze personali o emotive. Categoria che Goleman approfondisce nel suo libro “Intelligenza Emotiva” (1995), nel quale si concentra sulla gestione delle emozioni: per identificarle, comprenderle, capirle e orientarle per non farci ostacolare ma per raggiungere i nostri obiettivi.
Il passo successivo alla comprensione delle proprie emozioni è quello dell’osservazione e della comprensione di quelle altrui.
Per tornare a parlare di ottimizzazione del lavoro e delle professioni, rileviamo che in un’epoca di trasformazioni tecnologiche e organizzative,quale la nostra, il contesto umano diventa sempre più importante da trattare in ambito lavorativo. È per questo che il libro di Goleman è diventato (ed ancora è) una pietra miliare per chi si occupa di management.
Ormai gestire le emozioni, proprie ed altrui, è diventata una soft skill irrinunciabile, specie per chi è chiamato a ruoli di responsabilità e a guida di un team.
Significa ascoltare se stessi, e riconoscere le proprie emozioni in un processo di autoconsapevolezza che aiuta, per esempio, ad adattarsi alle situazioni di stress senza farsene impregnare (resilienza).
Anche avere autocontrollo,che non significa essere impermeabili alle emozioni, bensì provarle,riconoscerle ma non farsi da esse dominare, mantenendo quella percentuale di obiettività necessaria per avere ben presente il quadro generale.
Essere empatici è pure fondamentale: osservare le reazioni altrui e cercare di interpretarle per comprendere punti di vista, ottimizzare le relazioni; minimizzando i conflitti e prevedendo strategie verso i migliori risultati possibili.
Questi atteggiamenti sono fondamentali per orientare gli umori e ottenere climi positivi in azienda: è chiaro che in un clima positivo la produttività aumenta, assieme alla collaborazione tra gli individui e la valorizzazione delle capacità dei singoli(che spesso portano a inauditi, inaspettati e – si auspica – innovativi risultati).
Ed è quello che ribadisce Goleman stesso in un’intervista di Luigi Dell’Olio (un grazie a Filippo Poletti per la condivisionesu LinkedIn).
In accordo col percorso da Gardner a Goleman, anche noi di YOPAdvisors siamo profondamente convinti che il capitaleimprescindibile per costruire qualsiasi successo sia quello umano.
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